Come una impresa puo’ valutare se accettare un lavoro oppure no ???

Tempo di lettura: 3 minuti

Una delle domande che spesso  mi viene posta è:
“E’ meglio perdere quel lavoro,quella commessa ,quella vendita , o accettare il prezzo con guadagni per noi più bassi?

costi-diretti-costi-indiretti-valutazione-preventivi

Per arrivare a questa risposta a volte importantissima per alcune imprese , che va  valutata attentamente e assolutamente caso per caso , voglio provare a dare alcune brevi indicazioni di carattere generale per cominciare a considerare  la questione.

Occorre innanzitutto ,grazie alla contabilità analitica ,stabilire se ragionare  in termini di Full Costing o Direct costing .

In azienda si può parlare di direct cost (costi diretti)  o di costi pieni  full costing ,  indifferentemente, se si hanno bene in mente le conseguenze gestionali ottenibili con l’utilizzo di una tecnica piuttosto che con l’altra.

L’importante è riuscire a capire che il prodotto assorbe una certa quantità di costi amministrativi:

Per chi non è prettamente amministrativo non sarà mai logico attribuire ,per esempio, i costi dei colleghi impiegati o dei consulenti ad un prodotto; nonostante tutto , sarà sempre giusto e valido per l’economicità dell’azienda.

A me piace il sistema a costi diretti, perché questo principio è un criterio corretto ed inattaccabile,  purchè sia chiaro che l’azienda dovrà verificare che  il margine derivante dal  direct costing  detto anche  “Primo margine”  deve essere  una percentuale o un valore  abbastanza interessante per coprire i costi fissi di struttura ,che l’azienda stessa deve sostenere.

costi-dirett-costi-indiretti-esempio

C’è da verificare  se il primo margine è utile per pagarti una fetta di costi fissi.

La valutazione è importante nel caso in cui , come  nella figura sopra , ti dovrai trovare di fronte alla decisione se accettare un lavoro che ti renda zero  (considerando i Costi di struttura) con un minimo di  margine lordo che ti ha permesso di coprire i costi fissi  oppure lasciarlo  del tutto perdere .

Alcune delle considerazioni che si possono fare sono per esempio:

a) Guadagno poco ma l’azienda si trova in un momento che è con scarso  lavoro quindi mi pago comunque i costi fissi

b) Questo lavoro ci può assicurare o fare entrare dentro un importante futuro cliente,

c)  Questa occasione può essere la prima  di una serie di vendite o servizi ,ma se fatti in grosse quantità può darmi continuità di lavoro  , quindi lo considero un investimento.

E tu cosa faresti , come ti muoveresti in una situazione simile?

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Ciao Patrizio Gatti

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8 Comments

  • Gian Piero Turletti

    19 Settembre 2009 - 4:29 pm

    Molto dipende, ovviamente, dalla situazione e dalla politica aziendale.
    In alcuni casi, potrebbe essere interessante conseguire, comunque, la copertura dei costi fissi, in considerazione anche del fatto, ovviamente, che questa componente c’è comunque a va sostenuta.

    Diversa è, invece, la situazione, se in luogo di quell’ordinativo se ne può conseguire un altro, che non vada solo a pareggio…..
    E sopratutto nel caso che, per la capacità produttiva dell’impresa, siano da considerare ordini o commesse alternativi.

  • di passaggio

    20 Settembre 2009 - 7:09 pm

    mah… senza voler entrare troppo in dettaglio, non va confusa la coppia costi variabili/fissi con quella diretti/indiretti. Spesso i costi diretti sono anche variabili, ma non sempre: ad esempio, nell’industria manifatturiera, i costi di manutenzione (ordinaria) per una linea che produca 20 prodotti diversi sono variabili – perché dipendono dal fatto che la linea produce – e tuttavia indiretti perché difficilmente allocabili in modo preciso ad un singolo prodotto.

    Siccome penso che l’articolo si riferisca al caso dei due impiantisti, come da:

    https://planconsulting.it/blog/articoli/come-fare-per-valutare-i-costi-collegati-al-cliente/

    boh… vista la struttura supersemplice della loro azienda, io avrei consigliato loro di lasciar perdere con costi diretti e indiretti e di concentrarsi solo su fissi e variabili.
    E come si riconoscono i fissi? rispondendo alla semplice domanda: se invece di accettare la commessa giochiamo a carte, i costi spariscono o continuano a correre? Quelli sono i fissi. Se accettiamo l’incarico, quali costi in più sorgono? quelli sono i variabili. La commessa è SEMPRE da rifiutare se il prezzo pattuito non supera i variabili (più lavoro, più perdo). Da valutare invece se almeno li supera. Poi sulle valutazioni, quando accettare e quando no, beh… questo dipende molto dal caso specifico e dalle situazioni concrete.
    E’ chiaro che alla lunga il margine deve essere tale da coprire anche i costi fissi. Se li copre solo in bassa percentuale, l’agonia è lunga, ma alla fine l’azienda va matematicamente a gambe all’aria.

  • Patrizio Gatti

    20 Settembre 2009 - 10:29 pm

    ciao “di Passaggio” e giusto ciò che dici cioè “non va confusa la coppia costi variabili/fissi con quella diretti/indiretti” infatti in questo articolo (caso semplificato al massimo ) non è il caso in cui si dovrà calcolare il punto di pareggio .
    ======
    Il caso specifico non si riferisce all’articolo dei 2 impiantisti
    -comunque a parte questo particolare ,sei stato chiaro sul resto del commento e non posso che essere daccordo con te.
    Purtroppo non è così scontato trovare imprese soprattutto piccole che non fanno questo tipo di controllo e che come giustamente suggerisci tu hanno basso margine e purtroppo vanno in difficoltà .

    Ciao Grazie
    Patrizio

  • Vendite su commessa:fino a quanto posso diminuire i prezzi ? | Controllo di Gestione Aziendale

    21 Marzo 2010 - 6:42 pm

    […] RSS feed for updates on this topic.Powered by WP Greet Box WordPress PluginE’ sempre esistita la domanda per chi vende su commessa se, e fino a quanto si possono ridurre i prezzi delle […]

  • RiC76

    9 Gennaio 2011 - 11:21 am

    Articolo veramente interessante.Complimenti!
    Spero in futuro di trovare nuovi post sull’argomento trattato.

  • Patrizio Gatti

    9 Gennaio 2011 - 2:32 pm

    ciao Ric grazie un saluto Patrizio

  • fabio

    29 Novembre 2012 - 8:40 am

    non sono d’accordo.
    A mio avviso,
    se il prio margine di contribuzione (cioè Prezzo – cvariabili) è positivo conviene sempre accettare un lavoro. A meno che la capacità produttiva non si a satura e accettare quel lavoro significa rifiutarne altri piu redditizi.

    questo perchè:
    questo lavoro, oltre a spesarsi i costi variabili (materiali e manodopera) da un contributo a coprire i costi fissi. E se questi già sono coperti dai clienti abituali, genera direttamente un contibuto al secondo margine di contribuzione

  • Patrizio Gatti

    29 Novembre 2012 - 10:05 am

    ciao Fabio , trovo giusta la tua considerazione , mi sembra che sia il senso dell’articolo e approvo ciò che dici. Trovo strano che tu dica che non sei daccordo che alla fine diciamo la solita cosa. Io sono un sostenitore del direct costing . Purtroppo con i bassi margini alla lunga è difficile avere un buon andamento finanziario .Quindi ribadisco le osservazioni che ci si può trovare a fare e quindi valutare caso per caso:
    Alcune delle considerazioni che si possono fare sono per esempio:

    a) Guadagno poco ma l’azienda si trova in un momento che è con scarso lavoro quindi mi pago comunque i costi fissi

    b) Questo lavoro ci può assicurare o fare entrare dentro un importante futuro cliente,

    c) Questa occasione può essere la prima di una serie di vendite o servizi ,ma se fatti in grosse quantità può darmi continuità di lavoro , quindi lo considero un investimento.

    Ciao grazie per il tuo interessante commento .
    Patrizio

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