Oggi mentre stavo mettendo a posto alcune scartoffie , mi è ricapitato in mano un articolo del quotidiano “ La Nazione “ pubblicato nell’ottobre 2006, dove appare una mia intervista dal titolo “ Accesso al credito soltanto per meriti “.
Ho riletto l’articolo , e sono ritornato indietro di dieci anni . Ho cercato di leggerlo con distacco e devo dire che alcune cose si sono avverate e si sono rivelate corrette, ma altre invece si sono svelate poco realistiche , in quanto non è stato applicato dal sistema bancario ciò che avevo studiato e ascoltato in alcuni corsi di formazione , ed era ciò che credevo a quel tempo.
Sinceramente non prevedevo gli effetti devastanti della crisi e il comportamento discutibile che hanno applicato le Banche nei confronti delle imprese e soprattutto dei piccoli imprenditori e piccoli professionisti, chiudendo loro nel momento del bisogno, le porte in faccia, spesso contribuendo a portarli alla rovina.
Si, proprio a quegli imprenditori e quei professionisti che prima del 2008 venivano corteggiati dai funzionari bancari per aprire i conti sbf, anticipi, i fidi e i finanziamenti, sono stati invece scaricati nel peggiore dei modi quando sono diminuiti i fatturati e sono fioccati gli insoluti.
E qui la colpa non è mai di nessuno , si dice che “è del Sistema”. Basta una rata non pagata , una segnalazione in Centrale Rischi e quel lavoratore autonomo che era “corteggiato” dalle banche spesso si è visto richiedere nel giro di pochi giorni di rientrare totalmente nei fidi.
Nel momento in cui scivolava nel bisogno peggiorava i rating , automaticamente aumentavano i costi bancari fino allo sproposito.
E, nonostante a testa bassa, l’imprenditore o il professionista andasse dal bancario di turno a chiedere di abbassare le condizioni , elemosinando un aiuto perché non c’è la faceva più a sopportare tutti quei costi, la risposta era ed è tuttora la solita:
“Non dipende da me , non ci posso fare niente finché non migliori il rating.”
Fortunatamente poi qualcuno ha trovato il coraggio di ribellarsi allo strapotere bancario trovando spesso conti correnti con condizioni applicate da usura, denunciando ed ottenendo poi i rimborsi.
Ma nel frattempo ormai le persone erano o sono finanziariamente e moralmente distrutte .
E qui volendo si possono scrivere chilometri e chilometri di esempi.
Naturalmente poi ci sono anche stati comportamenti scorretti da parti di alcuni clienti verso le banche, ma se mettiamo su una bilancia le scorrettezze che hanno adottato gli istituti di credito verso i “piccoli” credo che l’ago non penda certo a favore delle imprese .
Ma mi voglio fermare qui .
Lo scopo di questo articolo è rivedere ciò che si diceva e ciò che invece è stato .
Per curiosità voglio riportare integralmente quanto riportato nell’articolo dell’ottobre 2006.
(Fonte La Nazione-Cronaca di Carrara del 28.10.2006 – Articolo di Massimo Binelli)
“ CARRARA—Le banche, croce e delizia degli imprenditori, stanno ultimando i rivoluzionari cambiamenti imposti dall’accordo internazionale Basilea 2, in vigore dal primo gennaio 2007. Si tratta di un sistema che stabilisce per gli istituti bancari l’accantonamento di quote di capitale proporzionali al rischio delle esposizioni di credito assunte. Ciò per rendere più efficace il controllo dei finanziamenti erogati, valutati tramite il rating, una sorta di voto sul «merito » del debitore. Il sistema Basilea 1, invece, prevedeva l’accantonamento fisso dell’8% del capitale prestato. Cosa cambierà, in sostanza, per le banche e per le imprese?
Lo abbiamo chiesto a Patrizio Gatti, consulente e docente in corsi e seminari su Basilea 2.
«Col nuovo accordo sarà il merito e non la dimensione dell’impresa a regolare l’accesso
al credito, perciò le banche, per avere un costo del denaro minore, cioè accantonamenti più bassi, dovranno erogare finanziamenti a soggetti poco rischiosi».Significa che anche le piccole imprese, se dotate di un buon rating, avranno le stesse opportunità delle grandi?
«Esatto. Si parte dal presupposto che su una determinata esposizione, frazionata tra piccole imprese anziché essere concentrata su un unico soggetto, anche se grande, grava un rischio inferiore».
Allora dov’è l’inghippo, visto l’allarmismo che circola?
«Buona parte delle piccole imprese non ha ancora percepito che sta iniziando una “rivoluzione
culturale” destinata a produrre effetti sul modo di pensare e di agire degli imprenditori. Manca
la consapevolezza dell’importanza del merito creditizio di cui parlavamo poc’anzi, e ciò potrebbe
causare ritardi e svantaggi in termini di competitività».Cosa sta succedendo in questa fase transitoria?
«Le imprese già dotate di buoni rating stanno ricevendo dalle banche proposte di aumenti, anche
consistenti, dei loro fidi, laddove altre imprese meno solide stanno subendo riduzioni negli
affidamenti o disincentivi all’impiego delle linee di credito».In pratica?
«In pratica è finita l’era dei finanziamenti concessi perché “trattasi di persona ben conosciuta” oppure di “impresa sottocapitalizzata che ha sempre onorato i propri impegni”. La soggettività della valutazione viene sostituita dall’oggettività dei numeri. Se prima un funzionario decideva in autonomia, pur nei limiti delle sue facoltà, ora non si sbilancia più, dipende sempre da altri, e il sistema si è irrigidito».
Consigli alle imprese?
«Il rating è la somma di molti dati: bilancio, andamento bancario, capacità organizzativa dell’impresa, storia aziendale, pianificazioni finanziarie eccetera. L’imprenditore dovrebbe valutare
cosa privilegiare tra il vantaggio fiscale o l’accesso con meno problemi al credito, oppure tra l’offrire garanzie reali o aumentare il capitale investito nella sua impresa, per non dimenticare
l’importanza di investire in strumenti di pianificazione e controllo, perché la “navigazione a
vista” non è più consentita»E per i giovani che partono da zero?
«Partono proprio da zero, nel senso che sono unrated cioè senza rating. In questi casi contano
le garanzie che essi sono in grado di fornire e, in misura inferiore, la bontà del piano d’impresa.
Comunque, alcune banche hanno studiato e messo sul mercato finanziamenti appositi, anche se
di importo limitato, per le cosiddette start up, le imprese di recente costituzione ».Tiriamo le somme…
«Basilea 2 chiede alle banche la copertura del rischio tramite mezzi propri e le banche, a loro volta, chiedono alle imprese maggiore capitale proprio e minore indebitamento finanziario.
Il rating porta le aziende a occuparsi maggiormente della loro sicurezza futura, evitando sempre di più di vivere alla giornata, ma ciò richiede un adeguato sistema di controllo di gestione. Se non c’è pianificazione, è un po’ come porsi alla guida di una macchina e viaggiare guardando solo lo specchietto retrovisore. Le realtà aziendali di minori dimensioni, inoltre, dovranno ricorrere ai consorzi di garanzia fidi delle associazioni di categoria. I consulenti e le stesse associazioni, infine, dovranno assumere il ruolo di “facilitatori” dei rapporti tra banca e impresa e dovranno diffondere in modo capillare le nuove regole di accesso al credito»” .
Bene, facendo un’autocritica a ciò che dissi dieci anni fa, posso constatare che sembrava proprio che “doveva essere il merito e non la grandezza dell’impresa a regolare l’accesso al credito, dunque anche le piccole imprese, se avevano un buon rating, avrebbero avuto le stesse opportunità delle grandi.”
In realtà non è stato proprio così.
Pare infatti che le grosse insolvenze che stanno mettendo in difficoltà le banche, derivino la maggior parte da grandi Aziende , come confermato da uno studio pubblicato a luglio 2016 della CGIA di Mestre in cui appare che l’80% delle sofferenze sono dovute a finanziamenti erogati alle Grandi Imprese.
Conclusioni :
E’ stato positivo il fatto di consigliare alle imprese , anche grazie allo stimolo del rating , che avrebbero dovuto capitalizzarsi e fare più attenzione alla gestione finanziaria. Questo al di là di Basilea è sempre una buona prassi .
Purtroppo non tutte le aziende sono riuscite a cogliere il momento e tante non hanno avuto il tempo per farlo vista la crisi arrivata nel 2008 . Ci sono state anche aziende che non credevano che potesse cambiare qualcosa.
In realtà come sappiamo bene , purtroppo per tanti , e per fortuna per altri è cambiato quasi tutto .
Sicuramente le Banche hanno sfavorito chi era in difficoltà, spesso trincerandosi dietro alle rigide regole di Basilea , tagliando di conseguenza tante posizioni diventate scomode.
E mentre negli anni parecchie aziende soffrivano, le Banche guadagnavano anche grazie agli esagerati oneri che facevano pagare ai correntisti in agonia .
Ma ora , nonostante l’arrivo di Basilea 4 , per molte imprese, forse il vento è variato e la rotta verso le richieste smisurate di finanziamento verso gli Istititi di credito, sta cambiando.
Ci sono infatti aziende che per forza o per scelta hanno cominciato ad evitare l’indebitamento con le banche .
Forse è un pò utopistico, ma chissà se nel tempo le imprese continueranno a chiedere i finanziamenti per fare campare le banche oppure cominceranno a fare in modo di evitarle, cercando altre forme alternative di finanziamento.
Staremo a guardare …
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