In un primo momento l’argomento può far domandare:
Che cosa è il capitale intellettuale? E a cosa serve?
Alla prima questione, si può rispondere che il capitale intellettuale non è altro che un valore intangibile ed occulto.
Alla seconda questione si risponde che serve alle imprese, alle organizzazioni e agli enti pubblici per crescere bene ed ottenere un profitto più qualitativo.
Intellectual Capital, secondo L. Edvinsson ( “Knowledge Sharing Excercise (luglio 2001), in J.H. Daum, Intangibile Assets and Value Creation, John Wiley & sons Ltd, 2003) indica un concetto totale di conoscenza basato su relazioni e competenze con lo scopo di crescere e creare valore.
Questo aspetto è al centro di un vivace dibattito economico in quanto abbraccia la sfera dei nuovi principi contabili internazionali (IAS), i bilanci e l’impatto sull’intera governance aziendale.
In Italia, sembrerebbe che il capitale intellettuale non è stato ancora completamente valorizzato: solo alcune le imprese sono precorritrici di questo strumento innovativo. Queste imprese valorizzano il capitale intellettuale in quanto comprendono meglio il valore occulto che è capace di attribuire alla loro attività: infatti a causa dei frequenti flussi di ricambio queste imprese si rendono conto del suo valore nel momento in cui non è più presente al loro interno.
Allora, come è possibile valorizzare il capitale intellettuale?
Il primo passo è fare il censimento del capitale immateriale ed associare ad esso una serie di indicatori di efficienza, di stabilità, d’innovazione, di crescita, di esperienza e competenza.
Il secondo passo sarà quello di far crescere il capitale attraverso la formazione del personale, la ricerca e lo sviluppo.
Al fine di valutare e valorizzare il capitale intellettuale è necessario suddividerlo in 3 gruppi:
- capitale umano (abilità, esperienza, senso di appartenenza, valori, capacità di adattarsi al nuovo e creatività)
- capitale di struttura (tecnologia, invenzioni, pubblicazioni e processi interni tutelati da diritti di proprietà)
- capitale esterno o del cliente
In sostanza per riconoscere se il capitale intellettuale è davvero un valore aggiunto dobbiamo porci 3 domande
1.Il cliente ha sufficienti informazioni per apprezzare questa differenza di valore fra la nostra offerta e quella della concorrenza?
2.il concorrente o chi vi attribuisce valore può essere disposto a pagare per entrarne in possesso?
3.il capitale intellettuale presente nell’azienda possiede caratteristiche misurabili, adeguate, attendibili, tali da contribuire a creare differenze di valore fra la nostra offerta di prodotti/servizi e quelli della concorrenza
Articoli collegati:
- Appunti sulla creazione del valore Per far in maniera che la creazione del valore diventi...
- Miglioramento Continuo ,le 5S in azienda – Il Kaizen Quando vado in alcuni tipi di azienda a fare consulenza...
Powered by YARPP.
Pingback: Plan Consulting di Patrizio Gatti » Archivio blog » Il Capitale Umano in Azienda 2a parte
Pingback: Plan Consulting di Patrizio Gatti » Archivio blog » Il Capitale esterno o capitale relazionale in azienda
Pingback: Plan Consulting di Patrizio Gatti » Archivio blog » Il capitale intellettuale in azienda e il capitale di struttura
Pingback: L’Azienda e il capitale Relazionale | Crescita Attiva-Personale e Aziendale