Un pò di tempo fa , svolgendo come docente un corso di formazione aziendale sul controllo di gestione, sono entrato anche nell’argomento del controllo del magazzino.
In seguito ad alcune nozioni sull’organizzazione del magazzino , è nata una interessante discussione tra i vari dipendenti aziendali.
L’azienda in questione gestisce un magazzino diviso in due parti poichè ha due tipolgie di centri di ricavo :
la “parte A” , che rappresenta il 58% del totale del fatturato , derivante direttamente dalla produzione tramite la trasformazione di materie acquistate e lavorate in azienda, e la “parte B ” , che rappresenta il 42% del volume d’affari derivante dalle lavorazioni affidate totalmente all’esterno .
Nella “ parte A “, gestita direttamente dal responsabile del magazzino dell’impresa, si risale molto facilmente ad ogni materiale stoccato, infatti le lavorazioni del prodotto avvengono nell’azienda stessa . In questo caso il processo della produzione a partire dalla richiesta dell’offerta al fornitore, ordine, acquisto, immagazzinamento, lavorazione e vendita, avviene di solito in modo efficiente e le “non conformità” riscontrate sono molto poche.
Nella “parte B” del magazzino invece c’è una situazione un po’ critica.
Infatti è il luogo nel quale risiedono i materiali da inviare ai terzi per la lavorazione e ci sono i prodotti rientrati dopo la loro lavorazione e trasformazione effettuata dal fornitore .
Il materiale in questione viene inviato perciò ai fornitori e spesso quando ritorna trasformato, arrivano diverse tipologie di prodotti e materiali insieme, da rendere a diversi clienti .
Ok, ma cosa c’è di strano , sembra una cosa del tutto normale !!!
In realtà, in questo caso, non è facile identificare la destinazione del prodotto al cliente poiché il fornitore , che non è certificato ISO 9001 e nemmeno si vuole adattare ad un sistema di gestione in qualità, non applica nessuna procedura per rendere facile la rintracciabilità .
Anche nei documenti di trasporto il fornitore non indica i pezzi lavorati con un codice, rendendo così spesso difficile il riconoscimento della destinazione delle merci lavorate anche da parte degli addetti della “Nostra Azienda ” che gli ha affidato il lavoro.
Nel magazzino della “parte B ” le merci lavorate e trasformate vengono divise per cliente in modo non del tutto preciso e, non di rado, vengono sbagliate alcune consegne creando, di conseguenza, costi di inefficienza esterna (consegne errate, resi da clienti, rivalse da clienti, perdita di immagine).
Dopo che i corsisti mi hanno illustrato quello che succede nella loro azienda , chiedo alla addetta agli acquisti, che è responsabile di gestire i rapporti con questi fornitori, se avesse provato a chiedere maggiore precisione ai fornitori o a fare una valutazione per mettere in concorrenza la ditta fornitrice .
Lei mi risponde di si , che il suo titolare però vuole lavorare esclusivamente con i suoi storici fornitori che sono bravi .
L’addetta agli acquisti inoltre rimarca che il proprietario non vuol sentire e continua a dire:
“Si è sempre fatto cosi da anni e si deve continuare così “.
Il fornitore storico in questione, anche forte del fatto che ha un buon rapporto pluriennale con il Proprietario dell’azienda, poiché ha una piccola struttura, è riuscito a convincere l’impiegata che non può permettersi di essere preciso perchè non vuole perdere tempo per stare a scrivere le cose richieste, poichè Lui ha da lavorare .
Chiedo allora all’impiegata :
E’ nata una bella discussione costruttiva con gli altri dipendenti , ed alla fine anche se l’addetta agli acquisti era un po’ scocciata, tutto il personale ha deciso di quantificare le perdite di tempo e i costi extra che il fornitore storico comportava all’azienda , e con numeri alla mano avrebbero fatto presente alla Proprietà tutti i problemi creati dallo stesso, per vedere se in qualche maniera fosse stato possibile lavorare con Lui in modo diverso per evitare sprechi nell’azienda committente.
Staremo a vedere …….
Morale della storia :
Spesso in molte realtà succede che c’è sempre chi fa il lavoro anche per chi non lo fa bene fino in fondo.
Quante volte ho assistito, per esempio, a discussioni in cui l’operaio non indicava bene le ore o le merci che aveva impiegato per alcune lavorazioni , risparmiando lui tempo , ma poi metteva in difficoltà l’impiegato o il controller che per rimediare agli errori e fare i giusti conteggi dovevano impiegare molto più tempo del solito.
Anche se non giustifico e non trovo giusti certi atteggiamenti in qualsiasi organizzazione, posso capire che certi episodi possono succedere tra lavoratori della solita azienda. Non vedo bene, invece, il fatto che, per far risparmiare tempo ad un fornitore , seppur “Ottimo ” , debba rimetterci l’organizzazione di chi gli da il lavoro.
Credo che, come in questo caso , non si vuole vedere lo spreco perchè comunque ci sono buoni margini che permettono di sopportare certi costi di inefficienza.
Quindi alla fine, al Proprietario di quell’impresa che guadagna bene lo stesso e in questo momento continua ad avere clienti , cosa gli interessa stare a controllare l’azienda e combattere e diminuire gli sprechi ???
Quindi concludo che mi trovo d’accordo invece con uno dei Guru della Qualità Deming William Edwards che diceva :
E tu cosa ne pensi?
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2 Comments
Stefano Manzotti
No, non mi sembra giusto, per questo motivo seleziono duramente i miei collaboratori, e cerco di evitare i semplici DIPENDENTI attaccati allo stipendio da “posto fisso”. Mi circondo di persone intraprendenti e stimolate a raggiungere grandi obiettivi insieme a me. AMBIZIONE è la parola d’ordine!
STEFANO MANZOTTI
Patrizio Gatti
Ciao Stefano, grazie per il commento . Se riesci a circondarti di persone adatte è una cosa buona per Te. In ogni caso l’articolo partiva da una inefficienza che veniva messa in atto dai dipendenti ma il tutto era anche dovuto poichè l’impiegata non voleva ,anche per facilitarsi il lavoro , andare contro ciò che diceva la direzione . Grazie Un saluto . Patrizio Gatti