Basilea II-rating:Opportune Valutazioni qualitative ,non solo quantitative!!!

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Tempo di lettura: 2 minuti

Negli articoli precedenti abbiamo ampliamente parlato della difficoltà generalizzata di accesso al credito e come questa sia sentita maggiormente dalle PMI.

valutazioni-aziendali-rating-basilea2-banca-impresa

Abbiamo anche cercato di spiegare come uno degli aspetti fondamentali per attenuare questa restrizione sia rivedere gli Accordi di Basilea II
.

Oggi vorrei soffermarmi su un aspetto a mio avviso molto importante: le valutazioni qualitative.

E’ vero che negli accordi originari di Basilea 2 erano previsti requisiti qualitativi  ma di fatto difficilmente qualche banca ha mai provato a tradurli in veri indicatori.
Le banche utilizzano i sistemi di valutazione basati sul rating in modo troppo rigido e meccanico esaminando solo i dati di bilancio e non attribuendo il giusto peso alle informazioni di tipo qualitativo. Si basano solo sui numeri tralasciando elementi essenziali quali ad esempio la storia dell’ imprenditore, la strategia aziendale, la reputazione ovvero l’ andamento storico dell’ azienda.

Se una banca dà i soldi ad un’impresa che li ha sempre restituiti, ciò significa che l’ impresa è affidabile: questa è la miglior valutazione che si possa fare.
I parametri di bilancio “ freddi ” non fotografano mai un’ impresa, ma ancora meno una piccola impresa, e certamente non possono essere l’ unico criterio di riferimento in un momento di crisi come questo.

Si chiede alle banche di sostenere le imprese che, se anche in questo momento hanno “ brutti ” bilanci, hanno sempre avuto una storia imprenditoriale seria in modo tale che, terminata la crisi, potranno continuare a stare sul mercato.

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A cura di Dott.ssa Alessandra Gervasi Ufficio Finanziamenti Plan Consulting

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16 Comments

  • Gian Piero Turletti

    27 Dicembre 2009 - 10:01 am

    Il concetto di rating non esclude valutazioni qualitative, cui assegnare un rating, che confluirà poi nel voto complessivo, ma è chiaramente poco utilizzato, anche per motivi tecnici.

    Molte banche, anche per tradizione consolidata, preferiscono affidarsi ad elementi che consentono una certa semplificazione, e ovviamente il software per il rating è più adatto ad eleborazioni qualitative, che quantitative.

    La valutazione qualitativa potrebbe essere formulata da persone, e poi inserita nel software, ma questo richiederebbe una procedura diversa, da quella solitamente adottata dalla maggior parte degli istituti.

  • Ugo Ruffolo

    27 Dicembre 2009 - 1:04 pm

    Quanta approssimazione in questi post… cosa vuol dire “negli accordi originari di Basilea 2 erano previsti requisiti quantitativi ma di fatto difficilmente qualche banca ha mai provato a tradurli in veri indicatori”? io ho visto dei questionari qualitativi di banche IRB, anche perché se non c’è la componente qualitativa la banca non può essere validata per diventare IRB. Il fatto che pesino poco nei modelli deriva dalla scarsa lunghezza delle serie storiche, più passa il tempo e più questi indicatori qualitativi saranno affidabili.
    La “storia dell’ imprenditore, la strategia aziendale, la reputazione ovvero l’ andamento storico dell’ azienda” sono tutti elementi valutati, e se il rating non è corretto esiste la possibilità di override.
    Questa affermazione “Se una banca dà i soldi ad un’impresa che li ha sempre restituiti, ciò significa che l’ impresa è affidabile: questa è la miglior valutazione che si possa fare” fa sbellicare dalle risate: tutte le sofferenze, prima di essere tali, avevano sempre restituito i soldi. Anche Madoff.
    Le banche non sono certo esenti da colpe, ma gli imprenditori sono la prima causa di fallimento della loro impresa. Soprattutto quando il fallimento avviene con i soldi degli altri (e nel frattempo si scuda).
    @Turletti: ho la fortuna di vedere i comportamenti di diverse banche, e tutte hanno una componente qualitativa: a che banche fa riferimento quanto parla di “procedure adottate dalla maggior parte degli istituti” che non consentirebbero l’inserimento della componente qualitativa?

  • Gian Piero Turletti

    27 Dicembre 2009 - 4:02 pm

    Risposta per Ugo Ruffolo:

    ho avuto modo di seguire, con riferimento a diverse realtà,l’iter che porta alla validazione del proprio modello di rating, con riferimento sostanziale ad ipotesi di affidamento della fase sopratutto di progettazione ad istituti esterni, in qualità di consulenti.

    Non sempre, ma in diversi casi, in fase di approvazone del programma, è stata recepita una tipologia, che non include i modelli di tipo qualitativo, quanto meno non li include nel software in quanto tale.
    Il che non esclude, ovviamente, che una volta ottenuto il rating dal software, la procedura preveda un’ulteriore fase, basata su parametri qualitativi, ma definita da funzionari interni.

    Quali banche?
    Come credo sia risaputo, non viene ben accetto il fatto che i vari sistemi siano divulgati e quando, per i motivi più diversi, si comunicano taluni elementi, o questi elementi sono messi a disposzione di terzi, anche per interposto soggetto, come da parte di società di informatica, che affidino determinati compiti in open source, si vincolano poi, anche legalmente, i vari soggetti interessati al segreto, quindi non è possibile violare questo limite, anche se si possono fare alcune considerazioni statistiche.

    Al tempo stesso, devo dire che si sta cercando l’implementazione di rating di tipo “evoluto”, basati sul concetto di reti neurali ed algoritmi genetici, che dovrebbero consentire a dei software di simulare procedimenti tipici dell’inteliigenza umana, anche nell’ambito dell’assegnazione di rating qualitativi.

  • Patrizio Gatti

    27 Dicembre 2009 - 6:12 pm

    Carissimo Ugo, posso capire che grazie alla tua Preparazione ULTRA , veda questi testi che una mia incaricata ha fatto ed io ho pubblicato, come “APPROSSIMATIVI” –
    Probabile siano così –
    Il giudizio è giusto che ognuno lo dia ; è anche vero che chi non li vuole leggere è libero di cliccare ed andarsene da un’altra parte . Quindi apprezzo le tue critiche ma non accetto giudizi o frasi che deridono chi lavora per me , anche se tu sei il più grande professore universitario o consulente di questo mondo .

    Detto questo
    qui faccio il copia incolla con la frase corretta anzi ti ringrazio per l’osservazione era sbagliata la parola quantitativi invece che qualitativi :::
    ========
    “negli accordi originari di Basilea 2 erano previsti requisiti qualitativi ma di fatto difficilmente qualche banca ha mai provato a tradurli in veri indicatori”?”
    =======

    ciao Patrizio

  • Ugo Ruffolo

    27 Dicembre 2009 - 8:02 pm

    @Patrizio, se tu posti dei messaggi su internet, ti esponi ai commenti ed ai giudizi di chi frequenta la rete. Un sito internet non è uno spazio privato nel tuo ufficio.
    Nel mio post, peraltro, non ho espresso un giudizio, ma ho constatato che il post della tua collaboratrice è approssimativo, come avrebbe fatto chiunque altro avesse una sufficiente preparazione in materia. Questa constatazione deve servire non solo a te, che hai chiesto il testo alla tua collaboratrice, ma anche a tutti gli altri navigatori della rete, che potrebbero prendere per valide e verificate affermazioni in realtà approssimative.
    Ovviamente, se ritieni che siano le MIE affermazioni ad essere approssimative, sono ben lieto di subire le tue critiche: cerco di essere sempre molto concreto.

  • A A

    27 Dicembre 2009 - 8:13 pm

    @Gian Piero Turletti.
    Se ha seguito l’iter di validazione IRB di banche saprà che non viene validato il modello ma il sistema di rating, che comprende anche le strutture organizzative interne nonché i processi decisionali. Questo implica che l’intervento dell’analista (fortemente consigliato dalla Banca d’Italia sopratutto per la valutazione delle grandi imprese) è parte integrante del processo di attribuzione della PD.
    Quindi la componente qualitativa è sempre presente nel sistema di rating, anche se può non esserlo nel modello di rating.
    Ripeto, il vero problema nell’attribuzione degli score qualitativi è la scarsa lunghezza (e quindi affidabilità statistica) delle serie storiche. Se lei lavora per una software house che fa consulenza su modelli matematico-econometrici per banche (non consorzi fidi o altro), credo che avrà avuto modo di verificare il problema.

  • Patrizio Gatti

    28 Dicembre 2009 - 1:28 am

    Ugo ,Non ritengo che le tue osservazioni tecniche siano approssimative ,anzi .

    La critica che ti faccio è solo quella di essere po’ troppo professore per come ti poni in un blog che si, è pubblico ,ma stà ospitando ed ha il piacere di ospitare dei tuoi commenti (non post come li chiami tu) ,
    Visto che sei così bravo perché non ti fai un blog e ci insegni tu quello che sai, avremmo tutti da imparare , sarei il primo ad iscrivermi ai feed rss.
    Ugo ,so benissimo cosa significa essere esposti a commenti , giudizi, e critiche sia positive che negative.
    Come so che un blog non è il mio ufficio, ma neppure è un AULA UNIVERSITARIA dove le informazioni devono essere rigorosamente e giustamente perfette .
    Qui visto che il blog è il mio accetto anche un testo come lo chiami tu “approssimativo “ come quello in questione . NON E’ LEGGE Ciò che leggi su questo blog. Ci possono essere informazioni come dici tu approssimative e ci possono essere errori . OK . E ALLORA??? Non abbiamo mai scritto che siamo perfetti!
    Se trovi qualcosa che non va lo fai notare se vuoi, però non posso pensare che se da oggi pubblico qualcosa sul blog ho da sottostare alle grandi constatazioni di UGO RUFFOLO!
    Io , i miei incaricati ci mettiamo del tempo a fare ciò e lo facciamo con passione .
    PS: Io qui ci metto la mia faccia sia nel giusto che nello sbagliato ; e invece tu che Fai queste constatazioni chi sei???

    ciao Patrizio

  • Gian Piero Turletti

    28 Dicembre 2009 - 10:10 am

    Ulteriore risposta:

    credo siano necessarie talune precisazioni.
    Mettendo i puntini sulle i, come si usa dire, occorre precisare quanto segue:
    il sistema di rating comprende diverse componenti.
    IL modello, in quanto tale, ma, certo, non solo.
    Secondo un certo significato del termine,tuttavia, modello significa sistema di rating, ed in tal senso ricomprende programmi informatici ma non solo.

    Sotto questo profilo, come credo sappia chi ha formulato i precedenti interventi, occorre distinguere:
    componente qualitativa può riferirsi all’analisi della gestione delle linee di credito,considerando la centrale rischi, ma tale componente, come sostenuto da taluni studi in materia, non è propriamente qualitativa.

    Infatti, tale analisi riconduce ad elementi quantitativi, e quindi è opportuno sottolineare che qualitativo, in senso stretto, riconduce a tutte qualle tematiche, che implicano un guidizio puramente discrezionale di vari elementi, come:
    analisi del posizionamento strategico
    analisi qualitativa del management
    analisi delle strategie.

    Davo questo per scontato, ma evidentemente, nei precedenti interventi si faceva invece riferimento ad un diverso concetto di qualità, che gli studi più evoluti in materia definiscono appartenere, invece, all’area delle analisi quantitative (davo anche questo per scontato).

    Aggiungo che non mi sono occupato di tali tematiche solo con riferimento alle componenti informatiche, ma considerando tutte le fasi del sistema.

    Infine, quando mi riferivo appunto a componente qualitativa, intendevo appunto sottolineare la scarsa presenza di analisi,come quelle sopra indicate, e non mi riferivo ad un concetto di analisi qualitativa, rectius, però, quantitativa secondo le impostazioni più recenti, basate su quanto dianzi evidenziato.

  • Ugo Ruffolo

    28 Dicembre 2009 - 11:15 am

    Caro Patrizio, io non sono nessuno e non niente da insegnare, per questo non apro un blog. E non ritengo di avere una grande preparazione, altrimenti farei il Consulente ed aprirei un blog, no?
    Però frequento la rete, e scrivo le mie umili considerazioni che, per quanto siano modeste, ritengo (fino a smentita) corrette.
    Tu fai il Consulente, e quindi 1) ci metti la faccia 2) ti qualifichi come esperto del settore 3) hai creato un blog integrato nel tuo sito internet… tutto questo significa che ti assumi una responsabilità morale in quello che scrivi giusto o sbagliato che sia. I miei toni sono proporzionali alle mancanze, come avrai notato nei commenti precedenti (ovvero dove hai scritto cose leggermente inesatte te l’ho fatto notare in modo soft).
    La passione è una grande virtù… ma anche dedicare un pò di attenzione alla rilettura attenta dei post non è tempo sprecato, dato che la faccia è la tua.
    Per quanto riguarda l’affermazione “non posso pensare che se da oggi pubblico qualcosa sul blog ho da sottostare alle grandi constatazioni di UGO RUFFOLO”, io ti faccio il favore di scriverti sul blog quello che penso, ma potrei tranquillamente postare su facebook twitter tmblr o altri 20 social network i miei commenti sui tuoi post, e sarebbero indicizzati dai motori di ricerca. Se non accetti i commenti e le critiche (peraltro costruttive), anche con toni sgraditi, ripensa al tuo modo di utilizzare il web 2.0
    E sottoline, ancora una volta, che la mia è un critica costruttiva nei tuoi confronti, proprio perché apprezzo il tuo lavoro.

  • Patrizio Gatti

    28 Dicembre 2009 - 2:33 pm

    Ciao Ugo, partiamo dalla tua frase che ritengo nota positiva :”la mia è un critica costruttiva nei tuoi confronti, proprio perché apprezzo il tuo lavoro.”

    Sai bene che anch’io ho apprezzato i tuoi commenti e ti ho fatto complimenti per la tua competenza tecnica dimostratami.

    Ok detto questo e poi vorrei smorzare i toni poichè non abbiamo nessuno di noi tempo da perdere e non serve annoiare i lettori con queste divergenze , ritorno su alcune cose che vorrei puntualizzare .

    a) Non credo di aver fatto niente di male quindi se tu vuoi scrivere tutto quello che vuoi su tutto il web fai pure

    B) Dici che io mi qualifico come esperto , Non sono io a dirlo ma i fatti e i clienti, poi è chiaro che i giudizi possono essere diversi più o meno belli e comunque tutti da rispettare purchè motivati .

    C)
    Ribadisco che anche se ho sempre da imparare tanto ,conosco il web 2 ed è proprio per questo che stò ancora scrivendo questo commento.

    D) Ugo appurato che come hai scritto che sei qui perchè apprezzi il mio lavoro ,sai bene che io apprezzo i tuoi commenti
    sei il benvenuto come sempre , però smorza un attimino i toni prendendo anche quello che è scritto come riflessioni o spunti non come una LEGGE .
    Ritengo opportuna la tua osservazione sul fatto di fare attenzione a ciò che si scrive , probabilmente se nel post c’era scritto la parola qualitativi invece che quantitativi avremo evitato tutti questi ulteriori commenti
    ciao
    Patrizio

  • Ugo Ruffolo

    28 Dicembre 2009 - 5:39 pm

    @Patrizio, a dire il vero l’affermazione che mi ha fatto alzare i toni è stata “Se una banca dà i soldi ad un’impresa che li ha sempre restituiti, ciò significa che l’ impresa è affidabile: questa è la miglior valutazione che si possa fare.” perché secondo me è una offesa all’intelligenza delle persone che gestiscono le banche.
    Ho spesso a che fare sia con banche che con imprese: le prime si lamentano che le imprese hanno i bilanci falsi, che gli imprenditori tengono l’impresa sottocapitalizzata e si comprano la porsche e la villa al lago, che tanti imprenditori sono braccia (la testa non c’è) rubate all’agricoltura… i secondi si lamentano perché le banche non li ascoltano, perché cambiano le condizioni a seconda di come tira il vento, perché quando l’azienda va male sono pronti a dimezzare i fidi.
    Hanno ragione entrambi, ma onestamente devo dire che molti degli imprenditori che si lamentano, se fossero al posto della banca e prestassero soldi delle proprie tasche, condividerebbero i ragionamenti che fa il sistema bancario.

    Per quanto riguarda i dati qualitativi/quantitativi… sono fraintendimenti che possono succedere, ma non era quello il punto. Anche perché, come faceva giustamente notare Turletti, anche i dati qualitativi sono trattati quantitativamente.

  • Alessandra Gervasi

    29 Dicembre 2009 - 2:09 am

    @ per Ugo Ruffolo :
    Probabilmente, come dice Lei, i miei post sono approssimativi ma non ho mai voluto, per scelta,entrare troppo nel tecnico.Il mio obiettivo è quello di trattare materie tecniche in modo semplice rendendole accessibili a tutti,sopratutto dai non addetti ai lavori.La rete è sin troppo oberata da “professori” e da materiale che riprende esattamente testi universitari e riviste specializzate del settore. Grazie comunque per la critica che ritengo pur sempre costruttiva.
    Saluti,
    Dott.ssa Alessandra Gervasi

  • Ugo Ruffolo

    29 Dicembre 2009 - 11:17 am

    @D.ssa Alessandra Gervasi, la rete è effettivamente piena di persone che si atteggiano a professori pur non dando a vedere di disporre delle competenze necessarie.
    Condivido il taglio divulgativo dei suoi post, ma esso non giustifica affermazioni come quella riportata nel mio commento precedente. Sorvolare sugli aspetti più tecnici è corretto, fare affermazioni offensive delle capacità gestionali di una delle due parti negoziali, no.
    Peraltro, come già evidenziavo nel mio primo commento, è il messaggio insito nel suo post che a mio avviso è errato: le banche IRB valutano anche aspetti qualitativi (tra i quali la storia imprenditoriale), quindi non è vero che i rating IRB “si basano solo sui numeri tralasciando elementi essenziali quali ad esempio la storia dell’ imprenditore, la strategia aziendale, la reputazione ovvero l’ andamento storico dell’ azienda”. Se non mi crede, vada in Unicredit, MPS o Credem e si faccia mostrare il loro questionario qualitativo, e chieda loro se riescono a fare una pratica di fido senza averlo inserito.
    Spero che apprezzerà la costruttività e la concretezza del mio intervento. Peraltro, se in rete queste informazioni fossero già presenti, apprezzerei molto che fosse riportato il link, perché quell’articolo sarebbe sicuramente da leggere con attenzione.
    Saluti

  • Ugo Bernasconi

    5 Gennaio 2010 - 5:02 am

    Buongiorno Patrizio, volevo in primis fare a tutti i migliori auguri per un sereno e proficuo 2010.
    Relativamente al tema crediti alle Pmi in questi giorni sui quotidiani finanziari si parla molto di misure di sostegno alle piccole aziende, solo che quando poi si vanno a visionare le varie schede tecniche di ciascun prodotto proposto dalle banche si legge che uno dei requisiti base è avere un fatturato compreso tra 10 e 100 milioni di euro che francamente è penalizzante per le aziende del mio calibro.
    Inoltre gradirei anche la Vostra opinione circa le operazioni di patrimonializzazione delle pmi, in questi giorni mi sono attivato e chiedendo informazioni in merito ho riscontrato una mancanza di strumenti ad hoc per questo tipo di operazione tanto pubblicizzata e caldeggiata dalle varie istituzioni.
    Una delle poche realtà che pubblicizza un prodotto per la ricapitalizzazione è banca Intesa oltre agli istituti di creedito cooperativo per il resto propongono strumenti non dedicati allo scopo. Oserei dire che anche in questo caso come fu per la moratoria lo scorso Settembre “molto fumo ma poco arrosto”.
    Cordiali saluti

  • Gian Piero Turletti

    5 Gennaio 2010 - 8:05 am

    Condivido l’osservazione di Ugo Bernasconi “molto fumo ma poco arrosto”.

  • Patrizio Gatti

    6 Gennaio 2010 - 10:48 am

    Ciao Ugo Bernasconi , credo che tu ti riferisca a questa notizia che io ho appreso da http://www.ilsole24ore.com

    “Il fondo è rivolto a circa 15mila imprese italiane con fatturato compreso tra 10 e 100 milioni di euro, ma, ha spiegato il ministro, gli effetti di una loro aggregazione e di una loro maggiore patrimonializzazione saranno positivi anche sulle imprese che hanno una dimensione minore.”

    Effettivamente come darti torto? Speriamo almeno sull’ultima frase cioè
    che gli effetti saranno positivi anche per le imprese minori.

    Ciao Grazie Patrizio

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