Circa due settimane fa un mio cliente mi presenta il giovane titolare di una piccola azienda metalmeccanica con un fatturato medio annuo di circa 1,5 milioni di euro, per analizzare la sua situazione finanziaria e per verificare se ci fosse stata la possibilità di seguirlo per l’elaborazione di un business plan per una ristrutturazione aziendale.
Il problema ?
All’inizio 2009 l’impresa ha preso una commessa importante circa 300.000 euro da un cliente che sino a quel momento non aveva mai dato segni di insolvenza .
Alle prime scadenze dei pagamenti il committente non ha pagato poi ha cominciato a chiedere rinnovi su rinnovi anche con effetti e poi ha iniziato a mandare indietro insolute anche le cambiali.
Le banche naturalmente vedendo i rinnovi del nominativo dell’azienda committente ormai in fase di insolvenza con tutto il sistema bancario si rifiutava di anticipare e rinnovare le scadenze di quel nominativo .
Che fare??
Fortunatamente l’azienda metalmeccanica nel tempo aveva ottenuto dei buoni affidamenti e si era creata dei fondi di liquidità per far fronte all’eventuale TFR dei dipendenti .
Questi fondi, destinati alle liquidazioni dei dipendenti , invece in parte sono serviti a chiudere dei debiti correnti .
L’impresa per non diventare insolvente nei confronti dei suoi fornitori e per sostenere gli stipendi chiede alla banca ulteriore finanziamento per sopportare l’insoluto .
E la banca cosa dice ?
Purtroppo dice un bel NO. !!!
Ora che la piccola impresa metalmeccanica avrebbe bisogno di liquidità le Banche , spaventante dalle possibili ripercussioni , nonostante storicamente l’imprenditore metalmeccanico non avesse mai creato problemi , gli chiudono le porte .
Per cosa?
Principalmente per un credito non riscosso seguito anche dal mercato in calo che non fa intravedere ai finanziatori almeno nell’immediato una sicurezza negli incassi .
Questa purtroppo è l’ennesima storia simile ad altre migliaia in seguito alle ripercussioni della Crisi…
Che fa a questo punto l’azienda?
L’imprenditore non si da per vinto e dopo una ristrutturazione Economica- finanziaria che comporta tagli di costi, vendita di alcuni beni strumentali , riorganizzazione del lavoro , può finalmente dimostrare con un business plan che il futuro può esserci sia per lui che per il personale dipendente dell’impresa .
Però l’azienda senza l’acquisto di un macchinario che le permette di velocizzare e rinnovare una linea produttiva per essere più competitiva sul mercato , e , senza i finanziamenti adeguati , rischia invece di lasciare senza lavoro i suoi dipendenti oltre che il titolare .
Dunque, adesso per il giovane imprenditore comincia una nuova e grande sfida ….
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8 Comments
Gian Piero Turletti
Di storie o, se si preferisce, case history, come quella oggetto dell’articolo, purtroppo se ne verificano molte, in fasi economiche di recessione.
Proprio per questo, io rimango convinto di un’indicazione di politica finanziaria,che non mi stanco mai di sottolineare.
Esistono situazioni, che possiamo definire criticità aziendali, come quella che si verifica in caso di un’insufficiente liquidità.
Molto meglio, quindi, prevenire tali situazioni con la creazione di un cosiddetto polmone di liquidità, che consiste nel cercare, in tempi non di crisi, ovviamente, una liquidità eccedente, rispetto ai fabbisogni preventivati, almeno in una misura del 10%, anche rispetto al TFR; quest’ultimo, a rigore, non dovrebbe farne parte, in considerazione delle scandeze preventivate, in cui si debbano corrispondere le liquidazioni.
Qualcuno obietta che maggiori risorse finanziarie costano di più, ma secondo me questo è un problema secondario, rispetto al seguente:
quanto costa non avere, al momento del bisogno, quel polmone di liquidità?
L’impresa rischia eventualmente di fallire.
Dall’esempio risulta chiaro come sarebbero, ad esempio, necedsarie risorse finanzairie, per l’acquisizione di un nuovo impianto, legato alla riorganizzazone dei tempi e metodi di lavoro, ma, appuunto, se tali risorse non ci sono e le banche stringono i cordoni della borsa?
Gianluigi
Senza entrare nel merito specifico della situazione evidenziata, forse sarà considerato banale ma a volte sono le troppo limitate dimensioni aziendali che rendono difficoltoso il rapporto con le banche, specialmente nei momenti di crisi. Forse sarebbe necessario che in primis le associazioni di categoria imprenditoriali “invitassero” le imprese ad intraprendere percorsi di aggregazione e di rete. In ogni caso molte piccole e medie imprese, riprendendo anche il commento del Dott. Turletti, avrebbero bisogno di maggior supporto nella gestione della propria azienda,specialmente per quanto riguarda gli aspetti di natura finanziaria e di natura strategica.
Patrizio Gatti
Ciao Gianluigi, ho apprezzato il commento.
In realtà spesso le Associazioni cercano di coinvolgere ma spesso sono poche le imprese che effettivamente aderiscono. Comunque non è male l’idea delle aggregazioni in rete anche se sarebbe interessante saperne di più.
Daccordissimo sia con te che con lo stimatissimo Turletti . Purtroppo spesso le PMI non trovano interesse ad avere suggerimenti di natura finanziaria sino a quando non si trovano nel momento del bisogno , come l’azienda in esame in questo post che tra l’altro sono molto contento di aver conosciuto al di là di qualsiasi sviluppo.
Sono convinto che il controllo gestionale e finanziario debba essere fatto sia nei momenti buoni che in quelli meno buoni .
ciao Patrizio
Fantasia e ozio sono utili all’imprenditore? | Plan Consulting di Patrizio Gatti
[…] mi racconta che è a capo di una piccola impresa e, oltre a lamentarsi per gli insoluti che riceve e per la restrizione del credito, mi dice che non riesce più a “lavorare […]
SERGIO GIORDANO
Buongiorno e Buona Domenica… la mia è veramente una piccola azienda ma è pur sempre un attività che permette di vivere senza dover rapinare una banca o agire in maniera non legale. La realtà mia è identica a quella del giovane imprenditore.. anche ha me, dopo venti anni di rapporto bancario sempre corretto. alcune banche hanno chiuso il rubinetto prorpio quando sarebbe stato necessario appoggiare la fase di risanamento. Riprendendo il commento del Dott. Turletti, sono oggi consapevole dell’importanza di costituire un fondo di garanzia di liquidità per affrontare le eventuali crisi provvisorie. L’ho imparato a mie spese. Al solito, sta a noi imprenditori, rimboccarci le maniche e trovare soluzioni all’emergenza. Auguro a tutti gli imprenditori di riuscire a lavorare serenamente per garantire a loro ed ai dipendenti il “pane quotidiano”. Distinti Saluti. Sergio
Patrizio Gatti
Ciao Sergio mi confermi che è così , quando c’è bisogno, purtroppo, in tanti si scordano di te o ti tagliano le gambe
“L’uomo riesce a fare qualcosa solo dopo aver compreso che deve contare solo su se stesso.” Sartre
E’ positivo comunque che hai capito che è importante crearsi riserve di liquidità .
Ciao Grazie per il tuo commento
Patrizio Gatti
Fantasia e ozio sono utili all’imprenditore? « La strategia della Cipolla
[…] mi racconta che è a capo di una piccola impresa e, oltre a lamentarsi per gli insoluti che riceve e per la restrizione del credito, mi dice che non riesce più a “lavorare […]
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Grazie l’ho cercato avunque un articolo cosi su google. A presto.