Continuo a ricevere e mail da Aziende che non riescono ad accedere al credito e ricevono porte in faccia dal sistema bancario , mentre qualche mese fa quando le cose andavano a gonfie vele alcune di queste imprese venivano ricercate dagli Istituti Bancari per l’apertura dei fidi .
Mi sono preso a cuore questo argomento perchè vedo che sta penalizzando anche tante brave persone che hanno magari fatto errori in passato oppure che non sono stati in grado di crearsi dei patrimoni tali da risparmiare loro sofferenze finanziarie in caso di crisi.
Certo ,io dico sempre che è giusto dare sempre meglio il credito a chi può avere capitali e, a chi è stato in grado di crearsi un patrimonio e una buona reputazione bancaria , quindi un RATING BUONO , credo però che in questi momenti sia utile salvaguardare anche i più deboli .
Purtroppo il sistema bancario continua a non finanziare chi stà “male finanziariamente “
Voglio pubblicare una parte di e-mail sintomatica di ciò che sto dicendo di una azienda del Nord Italia che mi ha dato il permesso di pubblicare il testo della sua e mail coprendo il nome per motivi di privacy .
AH DIMENTICAVO !!!
Nella mail di risposta ho consigliato di valutare se ci fossero stati i presupposti di rivolgersi agli Osservatori della Prefettura secondo le istruzioni dettate dal Ministero www.interni.it
Buona lettura con il testo dell’e-mail:
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” Egregio direttore,
con la presente vogliamo denunciare il malessere e lo stato d’addandono in cui si trovano moltissime piccole e medie industrie in questo periodo di crisi; le Istituzioni continuano ad assicurare che nessuno sarà abbandonato e sollecitano le banche a finanziare questi imprenditori.
Ma esistono queste banche?
Siamo i titolari di una piccola azienda del settore … , di 12 dipendenti di cui la maggior parte extracomunitari con mogli e figli a carico e mutui in corso, sorta nel 1972, quindi con esperienza consolidata nella produzione di ….
Iniziò nostro padre e noi figli stiamo continuando il suo progetto in cui abbiamo sempre creduto, concentrando tutte le nostre energie nell’impresa.
Negli ultimi anni per essere concorrenziali, competenti e qualificati rispetto al mercato, abbiamo investito nella nostra impresa innovando lay-out, ampliando il fabbricato ed installando nuovi impianti tecnologici.
Da inizio 2009 anche noi, purtroppo abbiamo riscontrato una brusca frenata del lavoro, gli ordini sono diminuiti e sempre più spesso ci viene richiesta la proroga della data di consegna concordata, l’allungamento dei tempi di pagamento o peggio ancora l’annullamento degli ordini stessi.
A causa di questa crisi mondiale siamo stati costretti a ricorrere agli ammortizzatori sociali richiedendo la cassa integrazione guadagni per tutti i nostri dipendenti a partire dal mese di gennaio e a tutt’oggi, non siamo in grado di prevedere una ripresa.
Alcuni giorni fa, il Presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, in un’intervista televisiva, ha dichiarato che le piccole e medie industrie rischiano l’asfissia per mancanza di liquidità e le banche devono aiutare queste aziende altrimenti l’economia italiana muore.
E sorge nuovamente spontanea la domanda, ma esistono queste banche?
Secondo la nostra esperienza no.
A metà settembre 2008, per la prima volta, in oltre 30 anni di attività, ci siamo trovati in difficoltà ad onorare i nostri debiti e ritenendo ciò campanello di allarme per quanto sarebbe successo nell’immeditato futuro, abbiamo chiesto a due banche locali, le stesse con cui abbiamo iniziato la nostra attività nel 1972, un finanziamento.
La prima immediatamente ha dato risposta negativa.
La seconda dopo vari tentennamenti e false illusioni ha risposto negativamente in giugno 2009, esattamente 9 mesi per dirci letteralmente “Arrangiatevi, sono problemi vostri, anche se fino a poco tempo fa eravate nella lista dei nostri migliori clienti”.
Già 9 lunghi mesi di una febbrile attesa, dove abbiamo cercato con tutte le nostre forze di continuare la nostra attività stringendo i denti e tenendo duro, seppur angosciati ed impotenti ma fiduciosi e speranzosi in una delibera favorevole al finanziamento richiesto, poi la doccia fredda.
In questo lasso di tempo non sono state effettuate altre valutazioni in quanto l’operazione sembrava andata a buon fine, come ci avevano fatto intendere e purtroppo la situazione è andata ad aggravarsi.
Ed inoltre, questa banca non ci ha risparmiato nulla, in quanto a metà settembre 2008 con una semplice telefonata ci ha dimezzato della metà il fido di castelletto per la presentazione degli effetti sbf, assicurandoci che non era un rientro tassativamente immediato, ma graduale, da rientrare nei limiti imposti entro dicembre 2008, ma ciò non è stato vero perché fin dal giorno successivo ci è stato impedito la presentazione di effetti.
Oggi 30 giugno saremo sottoposti ad una nuova revisione dei fidi, l’ultima è stata effettuata ad Aprile 2009, dove è stato bloccato completamente il conto corrente non permettendoci alcun tipo di operazione fino ai primi giorni di giugno.
Queste sono banche?
Invece di aiutare aumentano le commissioni per qualsiasi tipo di movimento, si permettono di stornare dalle distinte di presentazione gli effetti dei nostri clienti che loro ritengono a rischio.
Ma, oggi come oggi, chi è che non è cliente a rischio?
Anche noi purtroppo facciamo parte di questa lista e siamo consapevoli di creare difficoltà ai nostri fornitori. Ma come possiamo fare se loro non ci aiutano?
Cosa ne sanno loro, dello stato d’animo in cui ci siamo trovati la prima volta che siamo stati insolventi e ci siamo sentiti come ladri quando abbiamo dovuto avvisare chi non è stato pagato.
A questo punto è ovvio, sono le banche che decidono chi dovrà superare questa crisi e chi invece affonderà.
Certo come cambiano le situazioni, a suo tempo quando volevamo investire i nostri risparmi, eravamo ottimi clienti e senza scrupoli da parte loro, ci hanno venduto i Bot Argentini oppure le quote Parmalat, ora che necessitiamo veramente di un aiuto per superare questo momento di regressione, ci chiudono le porte in faccia.
Noi non sappiamo più come andare avanti, abbiamo perso ogni speranza e ribadiamo la delusione per l’atteggiamento del Governo e delle Banche.
Noi siamo persone oneste, che hanno sempre lavorato e chiediamo solo la possibilità di continuare a lavorare, portando avanti dignitosamente ciò che nostro padre ha creato con tanti sacrifici.
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26 Comments
Gian Piero Turletti
Purtroppo, questa è un’esemplificazione di un fenomeno generale, che coivolge la generalità del sistema del credito.
Che tu sia stato un buon cliente, conta poca, o nulla.
Personalmente, penso che anche la tanto sbandierata Basilea 2 abbia tutto sommato un impatto relativo.
Certo, è andato di moda, e va tuttora di moda il calcolare i rating aziendali, sulla base dei parametri, con cui le banche solitamente costruiscono un rating, ma poi?
Intendo dire che, a mio avviso, le banche stesse ne tengono conto relativamente, e questo non deve stupire.
Troppi, infatti, confondono il reale significato di Basilea (cioè degli accordi di…) con quello che Basilea effettivamente prevede.
Molto semplicemente, Basilea on dice che chi ha un buon rating necessariamente ottiene credito, ma semplicemente che le banche devono accantonare in un fondo di garanzia ( a riserva) un tot%, per ogni affidamento (Basilea 1).
Con Basilea 2, invece, si dice qualcosa di solo parzialmente diverso, e cioè che questo tot%, previsto da Basilea 1, non è uguale per tute le imprese, ma varia, essendo maggiore per le imprese a maggior rischio, e viceversa per quelle con rischio minore.
Ma questo significa che chi ha un buon rating necessariamente ottenga del credito?
NO, vuol solo dire che è più facile, o meno difficile ottenerlo, anche perchè poi, comunque, ho l’impressione che le banche stesse non diano troppa affidabilità a questi rating, sopratutto in periodi di crisi generalizzata.
Entrando peraltro nelle pieghe dei tecnicismi, vorrei sottolineare la modalità con cui molte banche, pur non revocando formalmente linee di credito, in pratica lo fanno ugaulmente.
In pratica, quando un’azienda ha un s.b.f, un anticipo fatture, un factoring, un anticipo crediti in generale, deve far sempre attenzione ad un particolare, cui invece si presta di solito nessuna attenzione.Mi riferisco alle clausole.
Questi contratti stabiliscono che la banca, a sua discrezione, nel valutare anche l’affidabilità del credito dei ceduti, può decidere di non anticipare più quei crediti di ceduti, non ritenuti più affidabili.
In alternativa, può evidentemente sospendere l’erogazione di importi, relativi ad una linea di credito, se ritiene non più affidabile il cedente.
Cosa fare?
Premetto che non ritengo di avere soluzioni magiche, valide in tutti i casi, ma qualcosa intendo suggerirlo ugualmente.
Mi richiamo ad un mio precedente articolo, sui rapporti banca -impresa, ed anche per maggior semplicità lo richiamo di seguito.
Chissà che non possa essere utile a qualcuno in difficoltà:
Rapporti banca-impresa: legittima la revoca delle linee di credito da parte della banca?
In questi ultimi tempi, a fronte del diffondersi di fenomeni come crisi economica, credit crunch e deficit di liquidità aziendale, è diventata di sempre maggior attualità una problematica, che preoccupa molto l’imprenditore: la banca può revocare una o più linee di credito accordate all’impresa?
Per la verità, del problema in Italia si sono interessati giuristi e giudici da diversi anni, anche perché se l’attuale periodo di crisi l’ha posta alla ribalta, certo la revoca di linee di credito è già stata applicata anche in passato.
Considerando solo la contrattualistica, che disciplina il rapporto tra istituto e cliente azienda su basi passive, si direbbe che la banca ha un potere assolutamente discrezionale nell’esercitare la predetta facoltà, si direbbe “ a suo insindacabile giudizio”, in quanto solitamente questo è quanto previsto nelle clausole predisposte dagli uffici legali, che studiano e formulano tale tipologia di contratto, però…..
Il contratto è subordinato alle norme di legge, e qualora vi sia un contrasto, nella stessa materia, tra clausole contrattuali e norme obbligatorie di legge, o principi generali dell’ordinamento giuridico, prevalgono questi ultimi, e la diversa regolazione in sede contrattuale non trova applicazione.
Da diversi anni in Italia è andato affermandosi, a tale riguardo, un orientamento giurisprudenziale, cioè espresso nelle sentenze, ma supportato anche da tesi di giuristi in sede teorica, che esclude la facoltà di esercizio discrezionale della revoca del credito da parte della banca.
Per un verso, tale ragionamento fa leva sull’art. 2.043 c.civ, che vieta il compimento di qualunque atto, colposo o doloso, che procuri agli altri un danno ingiusto.
A prima vista, tale norma potrebbe sembrare non avere nulla a che fare con la problematica, di cui ci stiamo occupando, ma il ragionamento svolto da giudici e giuristi è più articolato.
Si osserva, a tale riguardo, che vi sono soggetti, come creditori in genere, fornitori, clienti, lavoratori, e via dicendo, che sono terzi, nel rapporto tra banca ed impresa, ma che fanno ugualmente affidamento sulla solidità e solvibilità dell’impresa.
Ad esempio i creditori, per ottenere la corresponsione di quanto ad essi dovuto.
Conseguentemente, se un istituto di credito revoca uno o più finanziamenti, in assenza di una giustificata realtà aziendale, desunta da una specifica disamina della situazione economico-finanziaria dell’impresa cliente, non solo compromette, o rischia di compromettere, la solidità dell’azienda, sotto il profilo della liquidità e conseguente solvibilità, ma mette a rischio anche il legittimo affidamento di terzi, come i creditori aziendali, i quali confidano nella solidità dell’impresa, e sarebbero legittimati a pensare che quest’ultima, pur utilizzando linee di credito, non dovrebbe subire la revoca della medesime, se non in presenza di giustificati e gravi motivi.
In altri termini, la revoca immotivata lederebbe il sacrosanto principio del neminem ledere.
Da tali considerazioni, in ambito civilistico, il passo ad argomentazioni di tipo penale non è così lontano.
Cosa costituisce, infatti, la revoca immotivata di linee di credito, sotto il profilo delle norme penali?
Per taluni giudici e giuristi, tale ipotesi configura un concorso esterno in bancarotta, quindi un illecito penale.
Le conseguenze per la banca sono evidenti: i responsabili che abbiano deciso la revoca e la banca potrebbero essere esposti a richieste di revoca del provvedimento, unitamente ad eventuali richieste di risarcimento danni, e non solo da parte dell’impresa cliente, ma anche da parte di soggetti, come fornitori e creditori, in qualità di terzi danneggiati dalla decisione bancaria, senza peraltro escludere l’ipotesi di procedimenti penali.
Essendo, peraltro, la revoca un provvedimento che può danneggiare con effetti ravvicinati o immediati, si potrebbe anche ricorrere alla procedura d’urgenza, prevista dal codice di procedura civile, e chiedere un atto di sospensione o revoca in sede civile, decisione che il giudice dispone, se ritiene la richiesta fondata, con tempi molto veloci e praticamente subito, prima di arrivare ad un’eventuale sentenza, e senza quindi aspettare la tempistica di un processo.
In tale ipotesi, si dovrà poi instaurare la normale causa civile contro la banca.
L’impresa che quindi ricevesse una comunicazione di revoca, cosa può fare?
Sintetizzando, potrebbe comportarsi seguendo questi passi:
• analisi delle eventuali motivazioni della revoca
• in caso di inesistenza o insussistenza di queste ultime, far eventualmente scrivere una lettera, anche da un legale
• eventualmente, nel caso in cui la banca intenda comunque revocare gli affidamenti, valutare una o più iniziative legali, a partire dal ricorso alla procedura d’urgenza, prevista dal codice di procedura civile, per ottenere un provvedimento giudiziario veloce, che sospenda o revochi la revoca stessa.
Gian Piero Turletti
autore di “Progetto azienda”.
Patrizio Gatti
ciao Gian Piero grazie per le tue precisazioni e del commento Unica cosa che tu dici che “le banche stesse ne tengono conto relativamente, e questo non deve stupire” riferendoti al rating , invece secondo me in tante hanno spersonalizzato il funzionario che non si prende più responsabilità se non ci sono i rating che glielo permettono .
ciao Patrizio
SONIA
Sono solidale con l’esperienza del collega imprenditore…….io cerco da un anno e mezzo di riunire tutti i finanziamenti (lavoro con 5 istituti bancari) che ho in essere per alleggerire le rate che con questa crisi non si riesce più ad onorare e nonostante io e mio marito saremmo intenzionati ad ipotecare la casa nessuno degli istituti bancari è disponibile ad assumersi tale responsabilità ….stiamo parlando di solo 60 mila euro……cosa bisogna fere !!!! concordo con il pensiero comune che gli istituti bancari decideranno il nostro fututo e non importa se sei una persona corretta ed onesta!!!! unico scopo è farti sentire in difetto…la crisi esiste ed è tangibile stà colpendo ormai da tempo e solo chi è cieco non la vede ….io oramai non so più come venirne fuori e mi sono rivolta al mio legale per trovale delle scappatoie….vorrei sapere come funziona il sistema bancario negli altri paesi……e soprattutto mi sono stufata di politici ben pensanti !! si pensanti ai fatti loro .
Auguro buon lavoro a tutti
Patrizio Gatti
Ciao Sonia grazie per il tuo commento.
Da me sono venute varie aziende nelle tue condizioni sperando di fare un consolidamento ma se il rapporto rata reddito non era sufficiente a soddisfare le rate i finanziamenti sono stati bocciati . In sostanza qual’è stata la risposta? TI ARRANGI se prima potevi pagare una rata di 3.000 euro ed ora non puoi e non hai i redditi sono cavoli tuoi . Gira che ti rigira il succo è questo.
Il problema vero lo ha solo chi lo vive chi non lo vive si permette anche di dire che la crisi è nella “TUA MENTE”.
roversi cristian
ascolta anche io sto vivendo un brutto momento gestisco un bar in un centro fitness e siamo in difficolta mi trovo con un finanz approvato da artfidi ma la mia banca mi dice che nn ci sno i presupposti e questo il brutto loro decicono il tuo futuro e quando leggo di piccoli imprenditori che si tolgono la vita e dura io ho due angeli da crescere e li voglio seguire con tutte le mie forze piuttosto fallisco la vita e mia
Patrizio Gatti
ciao Cristian Grazie per il commento , purtroppo come ho risposto anche ad altri commenti quello che ti succede è comune a tanti altri. Direi che a volte non ci sono parole. Prova con la solita garanzia che ti è già stata approvata ad andare presso altri istituti Probabilmente dovrai ripagare le spese di istruttoria – Forse c’è ancora qualcuno che ha un cuore.
Se vuoi scrivermi di più in privato mi fa piacere . ciao Patrizio
ugo bernasconi
Buonasera Patrizio, attualmente mi trovo all’estero ed è curioso che in altri paesi quando le istituzioni non offrono soluzioni agli imprenditori, questi ultimi le trovano nel mercato. Ieri ho assistito ad un fenomeno interessante; un imprenditore stanco di vedersi chiusa in faccia la porta dalle banche ha deciso tempo fa di rivolgersi ad un istituto disciplinato dalla legge coranica (pur essendo come me di fede cristiana) bene mi risulta che oltre avere pesato la documentazione è stato egualmente valutato il profilo morale della persona ed il risultato a mio avviso è stato interessante……è stato finanziato adeguatamente.
Ora visto che lavoro spesso con i paesi Arabi andrò anche io in ITALIA in cerca di questi istituti e già da una prima ricerca in internet ESISTONO.
Spero che questa notizia possa allietare qualche collega.
Un caro saluto e ……non molliamo
Patrizio Gatti
Ciao Ugo, è un piacere sapere che segui il blog anche dall’estero- Quanto dici è molto interessante. Anche da noi ci sono iniziative della CEI . Se tu ci tieni aggiornato per noi è un piacere .Ciao Patrizio
lops alfredo
sono lamministratore di una coop.ultimamente nonostante la crisi ho preso un grosso appalto la banca mi aveva promesso lanticipo fattura per pagare gli operai e adesso diegi giorni prima degli stipenditare mi dicono che forse non possono anticipare sono terrorizzat!!!!come faccio con i miei dipendenti chi mi può aiutare?ma possono fare unacosa delgenere????????
Patrizio Gatti
ciao Alfredo , purtroppo un fatto come ti è successo a te non può che far dire che fino a che non hai niente di scritto in mano nel tuo caso “DELIBERA ” C’è molto da stare attenti . Io credo che tu dovresti leggere l’articolo che ti allego il link e valutare se è il caso di rivolgersi all’Osservatorio sul credito Gestito dalla prefettura .
Questo però valutalo attentamente e verifica i vantaggi e svantaggi.
Se posso esserti utile scrivimi pure anche in privato . ciao Patrizio
ecco il link :
https://planconsulting.it/blog/finanziamenti/prefettureal-via-gli-osservatori-sullerogazione-del-credito-a-imprese-e-famiglie/
Gian Piero Turletti
Leggo ora l’intervento di Alfredo, e provo a dare una risposta.
Innanzi tutto, mi dispiace per quanto verificatosi, anche se devo dire che con le banche non sarebbe nè la prima, nè l’ultima volta.
Cosa fare, dunque?
Nel mio precedente commento a quest’articolo concentravo la mia attenzione sui rapporti giuridici tra banca ed impresa, A LINEA DI CREDITO GIA’ DELIBERATA, OTTENUTA.
Invece, questo caso riguarda l’ipotesi dei rapporti in via di negoziazione.
Possono verificarsi, in tal senso, almeno due diverse situazioni.
Tutto dipende essenzialmente da due fattori:
nel commento di parla di promessa della banca, ma bisogna capire che cosa questo effettivamente significhi.
Secondo e fondamentale aspetto: in che forma è stata fatta la “promessa”, e sopratutto chi era presente, se fatta verbalmente?
Mi spiego.
Un conto è se la banca ha solo detto che valutava e che potevano esserci buone probabilità.
Questo non è vincolante sotto il profilo legale, ed equivale a dire che, sulla base della valutazione che in quel momento, in quella fase dell’istruttoria si poteva fare, c’era una certa probabilità (non garanzia o certezza) di conseguire una delibera positiva.
Diverso, ben diverso, è invece il caso in cui la banca, anche solo tramite parola di un funzionario, abbia voluto dire che si trattava di cosa fatta e che, quindi, la delibera era solo una mera formalità, per successivamente mettere nero su bianco una decisione praticamene già sicura.
Infatti, sotto questo profilo, il caso rientra nella responsabilità civile precontrattuale, che secondo il codice civile “scatta” quando si ingenera nella parte con cui si sta negoziando un eventuale contratto (e la concessione di linea di credito lo è) la convinzione erronea della stipulazione del medesimo.
In questi casi, se poi invece il contratto non è stipulato, la controparte deve tenere indenne la parte che ha confidato nella stipulazione delle spese assunte.
Questo significa che, nello specifico caso, non si otterrebbe un importo pari alla linea di credito che avrebbe dovuto essere deliberata, e sulla quale si è fatto affidamento, ma quanto speso in previsione della medesima, ad esempio per appalto e per spese di personale.
Altro aspetto fondamentale: questo srebbe giustificato appunto se un funzionario della banca avesse dichiarato la delibera positiva cosa fatta.
Come provarlo?
Certo, la cosa migliore sarebbe aver ricevuto una comunicazione scritta da parte della banca.
Immagino che così non sia e che, invece, ci sia la parola di qualche funzionario.
Detta solo al diretto interessato ha ben poco valore probatorio, potendo il funzionario dire che ci si è capiti male.
Sarebbe opportuno che tale dichiarazione fosse stata pronunciata alla presenza di più testimoni, meglio ancora se estranei all’impresa interessata, così da poterla eventualmente suffragare con qualche elemento di prova.
In questo caso, cioè solo con prove testimoniali, non si può garantire un esito positivo della pratica legale, ma si può valutare la cosa.
Concludo che, sopratutto in presenza di scritti di proveniena bancaria, che abbiano data per scontata una delibera positiva, sarebbe opportuno, vista anche l’urgenza, ricorrere appunto ad una procedura d’urgenza come previsto dal c.p.c.
In sintesi, sulla base di siffatti elementi, consiglierei al sig. Alfredo di rivolgersi tempestivamente al proprio legale, e personalmente devo dire che non confiderei troppo sull’intervento del cosiddetto osservatorio del credito, il quale, comunque, non ha il potere, che rimane invece in mano al giudice, di conseguire quanto previsto dal codice civile.
Auguri, comunque, e speriamo che si possa in qualche modo risolvere questo problema.
Gian Piero Turletti
Per Cristian.
Il tuo caso rientra nel discorso della garanzia consortile.
Ci sono banche che, per propria politica, non accettano garanzie emesse dai consorzi, ma ci sono per fortuna quelle che con i consorzi ci lavorano abitualmente.
Visto, quindi, che tale garanzia c’è, sarebbe opportuno fare un giro di banche, finchè non si trova quella che l’accetta.
Se poi la garanzia scade, è possibile riottenerla, pagando al consorzio le spese della pratica.
alfredo
volevo ringraziare patrizio e gian piero grazie ai loro consigli sono riuscito a risolvere e stare piu attento!!!!!mai fare accordi verbali!neanche col presidente del consigli….. saluti a tutti
Patrizio Gatti
Grazie a te Alfredo per essere un lettore del blog , ti aspetto volentieri con ulteriori commenti anche in altri articoli
Naturalmente se questi interventi sono stati utili per te sono molto contento.
ciao a presto Patrizio
Gian Piero Turletti
Mi unisco al commento di Patrizio.
Anch’io sono contento che la questione di Alfredo si sia risolta ed, in effetti, “scripta manent, verba volant”.
alfredo
risolto uno nasce altro:ironia della sorte mi capita un’altro appalto pero adesso la banca mi dice che assolutamente non anticipano nulla finchè non arrivano i soldi dell’altro appalto cioè fra 60 giorni neanche con garanzia della casa.vuol dire rinunciare e di conseguenza meno lavoro,meno,assunzioni,meno.tutto.ecco da dove arriva la crisi:secondo mè LE GROSSE SPA LAVORANO COME DICONO LORO,LE PICCOLE MEDIE AZIEND COME DICE LA BANCA,A MENO CHE NON ANNO GROSSI CAPITALI HO SOCI DI PARTECIPAZIONE.SI è COSTRETTI A RIMANERE PICCOLO!!!HO ADDIRITTURA A CHIUDERE.PTRIZIO SPIEGAMI COSA STà SUCCEDENDO E SE VALE LA PENA ANDARE AVANTI ESPONENDOMI COSI C’E DAVER PAURA!!!!!!!!!! SALUTI
Gian Piero Turletti
Beh, in questo caso, come dici tu, Alfredo, se non ho capito male, i problemi con il precedente appalto, e relative linee di credito, si è risolto.
Il problema, ora, è che in assenza di altre linee di credito, potrebbe “saltare” un altro eventuale appalto.
Si deve però anche tener conto, effettivamente, che comunque le linee di credito, secondo certi principi, non possono superare taluni limiti.
Conseguentemente,la banca non se la sente di anticipare altro, in attesa di verificare come vada l’altro appalto.
E’ anche una misura di prudenza, che la banca adotta.
E’ poi chiaro che un limite dimensionale l’impresa lo pone.
Evidentemente, più un’impresa dispone di capitale proprio, più quell’azienda è autonoma dalle banche, e viceversa.
Purtroppo, l’unica considerazione che mi viene in mente, in questo caso, sotto l’aspetto pratico, è quindi la seguente:
fintanto che i finanziamenti bancari non riceveranno uno sblocco generale, cercare, comunque, di non far fare alla propria azienda il passo più lungo della gamba, anche perchè talora cercare di far troppo può, nonostante ogni migliore intenzione, fare andare le cose per il verso sbagliato.
Si potrebbe, in qualche misura, fare un tentativo presso altre banche, ma attenzione alle segnalazioni in centrali rischi, nel senso che oltre un certo limite, anche le richieste vengono visualizzate, di solito, anche dalle altre banche, e questo non è un bel segnale, perchè se emerge che si girano troppe banche, vuol dire che sinora non se ne sono trovate di disponibili….
Ancora un saluto, quindi, e mille auguri per la tua azienda.
Patrizio Gatti
Ciao Alfredo ,
a mio avviso dovresti impostare la tua attività basandoti su più banche
in modo da non dipendere troppo dalle decisioni di un istituto. E’ chiaro che poi parlano i dati quindi non si può chiedere troppo.
Quando si affrontano i grossi lavori occorre finanziarsi bene sin dall’inizio per sentire meno lo strapotere dei più grossi .
Quindi non conoscendo la tua realtà aziendale diventa difficile dare un consiglio giusto , puoi però provare a pianificare i flussi finanziari
Per quanto mi chiedi se vale la pena di andare avanti occorre valutare i tuoi indici , certo dovresti fare in maniera di seguire il consiglio che ti ho dato .
Puoi guardare questi articoli che ti posson dare degli spunti
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ciao grazie fammi sapere se vuoi
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PAOLA
Buonasera Patrizio,
vorrei un tuo consiglio ultimamemte sono stata contattatata da due o tre banche ed anche da una banca ( se così si può chiamare che ci proponeva un finanziamento con garanzia dello stato x il 50% se non ricordo male), vorrei sapere come ci contattano, visto che quasi tutte le banche cercano di stringere finanziamenti e aperture di credito. Su quali parametri si basano x scegliere i potenziali clienti. Qualcuna mi ha riferito su indagini x’ siamo fornitori di loro clienti (MARKETING) altre sul nostro rating. Vorrei una risposta, la cosa sembra appetibile, ma non vorrei avere poi problemi visti i tempi che corrono…. (con le mie banche di cui sono cliente da molti anni, in fin dei conti e incrociando le dita, ho abbastanza un buon rapporto di collaborazione.
Grazie
Patrizio Gatti
ciao Paola , se le banche in questi periodi ti cercano vuol dire che hanno già fatto le loro ricerche nelle banche dati . Loro hanno la possibilità di vedere i bilanci e li riclassificano .Quindi vedendo i tuoi “rating di bilancio” ti propongono le loro offerte . Il fatto che le banche stringono i finanziamenti è vero , ma li stringono a chi non ha i dati buoni o a chi è in difficoltà e paradossalmente offrono soldi a chi non ne ha bisogno. Per il fatto della garanzia dello stato al 50% può essere vero il fatto che la banca si avvale di qualche consorzio fidi che rilascia la garanzia ai clienti e a sua volta si fa controgarantire dal Mediocredito centrale , in questo modo la banca è ultra sicura per almeno il 50% del fido che concede. Naturalmente la controgaranzia viene rilasciata ai clienti meritevoli . Quindi se vuoi senza alcun problema puoi valutare le varie offerte , però se non ne hai bisogno ed hai trovato un giusto equilibrio con gli Istituti che hai attualmente puoi fare a meno di aprire un altro rapporto . Magari vedi il tutto in previsione futura , cioè se prevedi un aumento di fatturato e magari hai bisogno di ulteriori fidi allora puoi valutare le nuove proposte altrimenti pensaci 2 volte prima di riaprire altri rapporti .
Ciao Patrizio