E’ vero , c’è chi dice che la crisi sta rovinando tante imprese e tante le ha rovinate ,c’è chi è stato capace di reinventarsi e cambiare rotta per rimediare ai cali dei fatturati, c’è chi cavalca la crisi per non pagare puntualmente le fatture, c’è chi ha subito la crisi pesantemente e si è indebitato più del dovuto per pagare gli stipendi e mantenere posti di lavoro, c’è chi è riuscito a creare business che non hanno risentito della recessione e poi ci sono le banche che invece di aiutare le imprese in molti casi le hanno messe in difficoltà grazie alla stretta creditizia .
Ma allora qual’è la verità?
Secondo me tutto ciò detto sopra è vero, dipende naturalmente dalle circostanze di ogni impresa e anche dalle zone di appartenza , oltre che naturalmente dalla reazione dell’imprenditore; io ho visto ogni caso sopradescritto.
Ma ora , cosa succede per la maggior parte delle PMI visto che anche per il nostro paese è arrivato il declassamento dell’Italia da parte dell’ agenzia di rating Standard & Poor’s ?
Prendendo spunto ancora, come nel precedente articolo, dalle parole di Paolo Galassi presidente di Confapi (120 mila PMI e associate) ” tutto ciò deve rappresentare una spinta per fare meglio e di più per stimolare la crescita”
“La manovra avrebbe dovuto rappresentare un’occasione per creare sviluppo ed estirpare le criticità annose che fanno procedere da troppo tempo la nostra economia a rilento.
Se le misure previste riusciranno ad annullare il debito sarà un bene per tutti, altrimenti si riveleranno
l’ennesima promessa mancata”. “Per scongiurare ciò, ora è necessario guardare oltre e mettere in atto riforme
che possano davvero fare la differenza e creare nuovi posti di lavoro. L’Italia non deve diventare ostaggio
delle agenzie di rating, ma la situazione è senza dubbio critica. I dati Istat di oggi, che segnano a luglio
un lieve incremento di ordini e fatturato non devono farci abbassare la guardia; come attesta una recente
indagine Confapi, una PMI su tre prevede entro fine anno un drastico calo di ordini e fatturato – prosegue Galassi –
Noi imprenditori siamo professionisti dell’ottimismo e oggi dobbiamo sforzarci per esserlo ancora di più, confidando in un miglioramento effettivo della congiuntura economica”.
Fonte: http://web.confapi.org
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1 Comment
alessia
Secondo il mio modesto parere, il lavoro si può creare solo ed esclusivamente facendo il LAVORO CONCRETO, non la produzione di carta a “getto continuo” per lo Stato.
Oramai ogni giorno lo stato si inventa nuove “normative”: vedi comunicazione unica per comunicare l’indirizzo pec al Registro delle Imprese.
Quanto costa ad un’ impresa rivolgersi al commercialista per fare anche questo adempimento,di cui qualcuno mi spiegasse l’utlità: mediamente 100 euro!!!!
Sono tutti questi costi inutili che frenano la ripresa economica, appesantiscono una bruocrazia già esasperante di suo, togliendo questo, forse e ripeto forse si riparte